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Immagine del redattoreOrietta Calcinoni

UNA VOCE CHE INSEGNI


UNA VOCE CHE INSEGNI


Da quasi quarant’anni mi occupo di professionisti in voce. Tra questi gli insegnanti.

Un giorno, una decina d’anni fa, parlavo con Ewa Niebudek Bogusz , una Collega Foniatra di Lodz, in Polonia, tra i maggiori esperti nel mondo di tutela della voce degli insegnanti. “Ewa, come mai la Polonia ha come malattia professionale più importante la disfonia negli insegnanti? In Italia predominano il danno uditivo da rumore o malattie ortopediche…” “Sì, anche in Polonia abbiamo molte industrie e rumore e problemi ortopedici non sono rischi che trascuriamo” “allora come mai?” Mi spiegò che un lavoro va assicurato per il valore che ha. Certo, le produzioni industriali ed agricole sostengono il reddito di un Paese ed hanno un gran valore. Ma la scuola è una “fabbrica di persone, di cittadini” : il mezzo che passa l’informazione, che “insegna”, con buona pace di computer e internet, è… la voce dell’Insegnante. Un Insegnante che mi parla con una voce sana renderà più facile comprendere, ricordare, imparare il messaggio che gli voglio comunicare. La voce dell’insegnante è il valore aggiunto della scuola, un mezzo indispensabile per conseguire l’apprendimento. Al contrario una voce rotta, forzata, rauca, velata, difficile da ascoltare e da comprendere distrarrà la mia attenzione sulle caratteristiche del suono vocale piuttosto che sui contenuti che mi sta trasmettendo : l’insegnamento, il livello di apprendimento di conseguenza potranno esserne inficiati.


Credo che ognuno di noi abbia almeno un’insegnante che ricorda “per quella SUA voce !!” , ma anche chi invece “con quel suono stridulo, rauco, velato … non si poteva proprio sentire!” .


Pur professionista vocale, ovvero persona che guadagna svolgendo un lavoro in voce, in Italia non è prevista alcuna valutazione specialistica, alcun esame funzionale e tantomeno un training all’uso della voce durante l’attività per chi diventi o sia insegnante, a differenza della consuetudine in molte Nazioni, specie mitteleuropee.


“Ma perchè? l’insegnante deve sapere le cose che insegna, per il resto … basta parlare, no??”.

Allora esaminiamo cosa fa una voce che insegna. Innanzitutto ha un compito multiforme : voce di monologo, durante la parte di spiegazione, che può alternarsi a voce di lettura, di un testo, un articolo, una poesia, un teorema, per diventare voce di dialogo nel confronto di informazioni con gli allievi, ma spesso è necessaria, in ambienti aperti, in palestra, in mensa, una voce di proiezione che si diffonda omogeneamente in quello spazio, come pure non è insolita la necessità di una voce recitata o cantata, specie per quegli insegnanti che collaborano in attività ricreative.


Ma la voce, come abbiamo già detto, è fatta… d’aria. Della stessa aria dell’ambiente dove si parla: ecco che umidità relativa, polveri, temperatura,.. dell’aria di un ambiente scolastico sono fattori da conoscere e controllare per facilitare l’emissione prolungata di voce. Un’aria troppo secca o troppo polverosa faciliterà lo sforzo. Naturalmente devono essere assenti i contaminanti che si possono inalare (plastiche, vernici, metalli…) : un problema importante nell’ultimo periodo per il diffuso uso di disinfezioni antiCovid, ma che può comprendere elementi nelle cere o nei prodotti detergenti che in alcuni casi, per alcune persone, possono arrivare ad innescare vere e proprie crisi d’asma, pur se “biologici”


Inoltre la voce deve essere “ascoltabile” : vale a dire arrivare alle orecchie di chi ascolta ad una intensità superiore di circa 10 decibel SPL al livello del rumore di fondo (in decibel SPL o in dB(A) )

La normale voce di conversazione dovrebbe rimanere sui 60-70 dB SPL : la nostra vita le nostre città sono più rumorose, e la voce a 30-50 dB ormai ci risulta “sussurrata”. Ma se devo parlare a 80-90 dB e oltre sarò in voce gridata ed è un lavoro che le nostre corde sopportano per tempi brevi, se non padroneggiamo “tecniche vocali” adeguate come imparano attori e cantanti.

Ecco che il controllo del rumore di fondo è importante per la salute della voce di un insegnante: una stanza “voice friendly” , amica della voce, è una stanza con bassa rumorosità interna, senza tubi dell’acqua, della ventilazione, del riscaldamento che creino rumori di fondo, ben isolata acusticamente dalle aule vicine e da rumori esterni - del traffico, naturali, da lavorazioni nei pressi… anche sedie e banchi che non stridano all’attrito con il pavimento o altri rumori elettrici o di altra origine vanno ridotti quanto più possibile.

Potete non crederci, ma una stanza, un’aula “tranquilla” possono indurre anche gli allievi presenti ad essere meno rumorosi ed in genere ha un migliore effetto su attenzione e stato d’animo ; pensiamo ad un bar affollato ed una sala di museo : dove sentiamo più rilassata la nostra voce?


Un aspetto importante dell’acustica di una stanza è il “riverbero” : detto semplicemente, quell’eco, quel rimbombo che avvertiamo nettamente quando eccessivo. Ma anche una totale assenza di riverbero può portare a un senso di “dispersione “ della voce, quasi si spegnesse. I Costruttori conoscono le normative che regolano la costruzione di ambienti scolastici e devono applicarle al meglio. Trasformare una palestre in aule può essere una necessità temporanea ma non una soluzione permanente senza i doverosi lavori di ristrutturazione per cambio di destinazione d’uso.


Allora, sistemato l’ambiente dove devo insegnare, pensiamo a come meglio stare in quell’ambiente. Da quando siamo diventati bipedi, testa, collo spalle corpo si adeguano… a tenere il mondo al centro della mira dei nostri occhi. “Prendi gazzella e scappa da leone!” significa anche “guarda chi stai interrogando ma blocca quello che disturba, guarda il monitor del computer ma controlla che nessuno sia distratto…” : ecco che dobbiamo considerare il rischio di affaticamento vocale da un’ inadeguata postura della mia testa.

Infatti la laringe non è un organo “fisso” come ad esempio gli occhi o le orecchie, ma è “appesa” a lingua, ioide, faringe, colonna vertebrale, base del cranio… a sua volta sostenendo il peso di trachea e polmoni. I miei polmoni che si riempiono d’aria “peseranno” ad abbassare la laringe, mentre ioide e lingua tenderanno ad innalzarla.


Quindi in che posizione sto rispetto a quelli cui devo parlare? Sono di fronte a me? Sono nel mio campo visivo? (E vedo bene e in modo simmetrico con i miei occhi?) sono nel mio campo uditivo? (E sento bene ed in modo simmetrico con le mie orecchie?)

La mia posizione ad eventuali supporti informatici è corretta? (Ci sono regole di vecchia data sulle posture a videoterminale ed esercizi correlati per attenuare la fatica, ma ad esempio la sciagurata protratta inclinazione della testa verso un display troppo basso va assolutamente evitata)

Durante la giornata, anche in momenti extralavorativi, rispetto questi accorgimenti??


Perchè è importante anche vedere e sentire bene? Perchè in genere atteggerò la mia testa a favore dell’occhio ed orecchio che funzionano meglio e posso innescare un affaticamento misconosciuto.

Ma se gli insegnanti controllano abbastanza spesso la loro vista, molto meno frequente e preventiva l’attenzione a controllare il proprio udito.

Questo è un doppio rischio, per colpa del feedback verboacustico : in genere regoliamo il nostro tono di voce sul tono di voce di chi parla con noi (ed ecco il crescendo d’intensità tra due litiganti o l’intima diminuzione di intensità in un dialogo affettivo) ma anche sul rumore di fondo. In alcuni casi, non per colpa di eccessivo rumore di fondo o di presenza di persone che urlano, ma proprio perchè la mia funzione uditiva si sta deteriorando, reagirò in modo errato, innalzando senza motivo l’intensità della mia voce. Purtroppo in genere questo significa anche aumentare la tonalità in cui parlo : parlare a voce troppo forte e troppo acuta se non stridula è uno dei modi migliori di affaticare, sforzare, danneggiare la voce.


Di nuovo, torna l’importanza del “clima” del “panorama” acustico del luogo dove devo parlare, magari mentre durante la lezione mi sposto nella stanza. Di nuovo devo imparare a distinguere un ambiente favorevole o sfavorevole al mio lavoro in voce -appunto “voice friendly” o “voice unfriendly” - : non è così inusuale. Siamo abituati da sempre ad un comportamento analogo in riferimento alla luminosità di un ambiente e le nostre necessità visive.


Oltre alla posizione è importante la modalità con la quale parlo : se la voce è fatta di aria, dovrò cercare di ridurre al massimo le tensioni che “strozzano” la mia voce. Corretta postura della testa, un collo non irrigidito, spalle ben rilassate - specie se nel frattempo devo lavorare anche alla tastiera di un computer o di altro strumento -, ma anche una buona postura seduta o eretta a favorire l’elasticità della mia dinamica respiratoria e pneumofonatoria. In caso di vestiti o ornamenti che possano ridurre queste libertà, meglio cambiarsi mentre si deve lavorare in voce e poi abbigliarsi come meglio si vuole in momenti senza uso costante della voce.


Il mio stato di salute può influire sulla mia voce : ciclo mestruale, gravidanza, menopausa sono tre momenti importanti per la voce; ma anche la sofferenza della tiroide, l’obesità che può arrivare a presenza di grasso anche nei miei polmoni e nelle mia corde vocali, la sofferenza dei surreni - da considerare in chi usi troppo facilmente il cortisone- ; Infezioni ripetute delle vie aeree certo non sono a favore della mia voce : in questo, mantenere alcune attenzioni che abbiamo adottato durante la pandemia (mascherine, distanziamento) sono stratagemmi che l’insegnante non dovrebbe dimenticare quando possibili; abitudini al fumo o all’alcool che possono alterare la quantità di muco nelle mie vie aeree - lubrificante necessario fino a un certo punto, ma grosso impedimento se eccessivo - ; il mio modo di mangiare : un fast eater, uno che ingoia un boccone via l’altro senza pause adeguate per la corretta masticazione, di fatto si provocherà un reflusso per l’alterazione della corretta - e protettiva di per sé - dinamica faringo-esofagea; parlare ad alta intensità, magari senza necessità, e senza saperlo fare in modo adeguato, può ugualmente favorire un vero e proprio “vomitare la voce”. Anche l’età può influire sulla voce, che in genere diventa più grave nella donna anziana e più stridula nell’uomo anziano, ma quanto più avremo utilizzato bene la nostra voce durante tutta la vita, tanto meglio invecchierà con noi.


Ci sono farmaci che possono interferire sulla mia voce : talmente tanti che esistono delle banche dati universitarie che ci permettono di valutare se un farmaco possa o meno alterare la voce. Per questo, prima di prendere farmaci a caso, magari proprio per problemi di voce, è meglio pensarci dieci volte ed affidarci ai medici specialisti esperti, più che a Google o alla parrucchiera di turno. La cura miracolosa per uno può essere di danno a un altro.


Importante comprendere il rischio di malmenage : se uso male la mia voce, non la rispetto, non considero molti degli aspetti di cui abbiamo parlato, se parlo senza un momento di riposo… la strapazzo e ne subirò prima o poi le conseguenze.


Altra cosa è il surmenage, un sovraccarico cui mi obbligano la mia condizione, la mia situazione di lavoro. Di questo dovrò ragionare con le figure preposte, in primis il Medico Competente della mia scuola.


Ma prima di parlare di malmenage o surmenage devo considerare come evolve il processo : quando uso una funzione/distretto, es le mie braccia, le mie gambe, la mia voce, faccio un LAVORO. Ogni lavoro comporta un CARICO per quella funzione/distretto. Il carico mi fa percepire una FATICA … fin qui nulla di male, nulla di irreparabile : quante volte andiamo apposta a “faticare” in palestra o in una passeggiata in montagna?? La fatica imprevista, da un lavoro che non gestisco perfettamente, che va “oltre” le mie capacità, può innescare uno SFORZO.

Ma anche lo sforzo può essere sopportabile, recuperabile : chi si lamenta del portare in braccio un figlio magari un po’ cresciuto?

Il problema comincia se non ho modo di riposarmi adeguatamente: nel nostro caso non vuol dire che devo riposare ore o giorni, le corde vocali sono l’organo più elastico del nostro organismo, quello che si muove a velocità improponibili a tutto il resto del corpo. Il migliore riposo, come è stato documentato scientificamente da Colleghi della scuola di Titze, è “mentre” si parla : le pause, le consonanti, sono micromomenti di riposo per le mie corde vocali. Anche una corretta dizione è importante per una voce sana e riposata.

Ma allora? Lo sforzo senza riposo cosa produrrà? Produrrà un ABUSO. Ancora, l’abuso vocale può essere recuperabile - pensate a uno strappo muscolare, a un ematoma da sforzo … - anche se spesso sarà necessario interrompere il lavoro in voce fino al recupero della funzione abusata.

Senza questi accorgimenti si arriverà al DANNO.


Il danno mi evidenzierà una malattia : malattia individuale se derivato da un malmenage o da miei problemi di salute; malattia professionale se è esito di un surmenage non controllato.


Come evitarlo? Prevenirlo?

Innanzitutto correggere quei fattori che possono sfavorire il lavoro in voce. Sia ambientali che soggettivi che nelle modalità lavorative.

Poi provvedere a rivolgersi a un Medico Specialista, un Foniatra, che potrà valutare la situazione, dare il counseling adeguato, eventuali terapie mediche ma soprattutto avviare ad una “logo-pedia” ad una educazione alla propria modalità comunicativa ed adeguamento alle necessità alle richieste della propria professione, magari correggendo i primi esiti di un uso scorretto (non per niente quella che chiamavamo “disfonia funzionale” si chiama ora “disfonia malregolativa” )

Ma anche in presenza di noduli conclamati, va prima avviata nella gran parte dei casi una logopedia corretta che porterà per sé sola alla scomparsa dei noduli.


Solo in un minore numero di casi sarà necessario un intervento di fonochirurgia, comunque da completarsi con adeguati cicli di logopedia.


E se il danno si stabilizza ?? Le leggi che tutelano la salute del lavoratore, in particolare 81/2008 e 38/2000 prevedono per l’insegnante la segnalazione di sospetta malattia professionale (noduli cordali da sforzi vocali ripetuti, come effetto da agente fisico lavorativo) alla sede INAIL di zona. E di questo parleremo in un prossimo articolo.


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