Nel primo post abbiamo fatto, in breve, attenzione all’ascolto che ci permette di distinguere tra una lingua e un’altra e, molto spesso, se chi ci parla sia o meno madrelingua nell’idioma …
Ma se si chiama lingua c’è un motivo: i suoni del linguaggio si creano in gran parte grazie all’articolazione tra le varie parti della lingua, le labbra, i denti, il palato duro e molle.
Se vogliamo “parlare bene, pronunciare bene” una lingua, nostra per nascita o straniera, è come se volessimo suonare bene uno strumento. Suoneremmo il pianoforte con dei guantoni da boxe? Digiteremmo su uno strumento a fiato così un po’ a caso qua e là?
Ecco che allora una persona, specie un professionista in voce parlata o cantata, deve monitorare la salute della propria lingua e delle strutture del cavo orale, controllare se sia capace di gestire i movimenti complessi (le prassie) di labbra e lingua con naturalezza, in modo da ottenere i suoni desiderati o correggere quelli mal eseguiti.
Ci sono piccoli semafori gialli in caso di cattiva gestione dei movimenti “fono-articolatori”: frammenti di cibo mal masticato che restano in bocca, piccole perdite di saliva, specie agli angoli delle labbra, fuga d’aria dalle arcate dentarie mal affrontate, punta della lingua che spinge, che si interpone tra i denti, facile affaticabilità, dolore alla porzione sotto o ai lati del mento durante una lezione o dopo una prova, senso di costrizione in gola, voce che si strozza, che si spezza…
Questi e molti altri sono indici di incompleta padronanza dei movimenti linguali e delle strutture del cavo orale, che ci impediranno un’acquisizione ergonomica dell’attività vocale che ci prefissiamo.
Facciamoci controllare: dal foniatra, dalla logopedista, dallo stomatologo.
Prendiamo l’abitudine ad un controllo fin da bambini, dalla prima dentizione, in particolare prima, durante e dopo l’utilizzo di apparecchi ortodontici o di avvio dello studio di strumenti a fiato o in caso di problemi di voce e di pronuncia.
Correzioni precoci possono dare vantaggi duraturi, non solo nel bambino ma anche nell’adulto.
E, non ultimo, permettono di monitorare malattie del cavo orale, anche gravi.
Come spiegato dal Prof. Mignogna (responsabile della U.O.C. di Medicina Orale della A.O.U Federico II, dal 2019 presidente della Società Italiana di Patologia e Medicina Orale (SIPMO) e della Società Europea di medicina orale (EAOM)) “abbiamo avuto un incremento dei tumori giovanili del cavo orale che interessano individui compresi tra l’età pediatrica, e i 45 anni. L’incidenza è passata da circa il 5% del 2013 a oltre l’11% , che è la percentuale riportata in letteratura nel 2022. Questi ragazzi non sono fumatori, non sono bevitori, non hanno contratto l’HPV (virus del papilloma umano) e, in sintesi, non presentano i classici fattori di rischio del cancro orale. Il tumore che li ha colpiti interessa in oltre il 90% dei casi una zona precisa del cavo orale, che è il margine linguale e nel tempo si possono avere delle recidive sempre nello stesso punto. Si tratta di dati inusuali per il carcinoma orale “
Un grave pericolo nascosto ed in aumento.
Se non pronunci bene, fatti controllare!
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