Per quanto si creda, la Medicina è una scienza ancora giovane e in divenire rispetto alla comparsa della nostra specie. Da poco meno di 200 anni sappiamo qualcosa di come funziona il nostro udito, con la scoperta dell’organo del Corti - 1851- e poi del tonotopismo delle vie uditive - Brodman, 1909-. In estrema semplificazione, il nostro udito funziona come una tastiera e da ogni tasto partono corde, come in un pianoforte, che non emettono suono ma trasportano lo stimolo fino al ricevitore : il nostro cervello. Già durante il percorso ci sono scambi di informazioni, ma è soprattutto dopo l’arrivo alla corteccia uditiva che si innesca un’orchestra meravigliosa che coinvolge la gran parte del nostro cervello.
Le neuroscienze degli ultimi decenni ci hanno dimostrato che il concetto di emisfero destro ed emisfero sinistro è errato e sorpassato. Kleber, Zatorre, Zamorano, Mado Proverbio sono solo alcuni degli Autori di spicco in questo campo. In uno dei lavori più recenti (2021) Olzewska et Al ci hanno dimostrato che tutto il cervello trae beneficio dall’educazione all’ascolto musicale ed alla performance.
L’estate è un periodo che più facilmente ci porta a fare e ad ascoltare musica, perciò a coltivare e sviluppare il nostro cervello. Ma c’è un nemico nascosto. L’organo del Corti, la nostra tastiera, ha un limite nel sopportare livelli di intensità sonora. Dato che il suono si propaga per onde, pensiamo che la nostra tastiera sia invece un tratto di costa. A seconda dell’intensità del moto ondoso e della sua ripetizione, omogenea o meno nel tempo, è naturale aspettarci che la costa potrà modificarsi per un meccanismo di erosione. La modificazione può essere brusca: uno tsunami ad esempio. Uno tsunami sonoro si dice trauma acustico acuto e può svilupparsi per uno scoppio o per un altro tipo di rumore brusco ed intenso - il limite dell’OSHA, l’Agenzia per la Sicurezza e la Salute sui luoghi di lavoro, è a 140 dBSPL. Una erosione lenta ma costante, come quella di un rumore di fondo ad intensità >80dBA o superiori, per lungo tempo, darà un trauma acustico cronico. In entrambi i casi, che io abbia dato una martellata alla mia tastiera uditiva, abbia sconvolto la mia costa sensoriale, oppure abbia usurato giorno dopo giorno il mio strumento, la mia costa , il risultato non cambia : il danno impoverirà l’attività del mio cervello. Di TUTTE le aree coinvolte.
Allora?? Come per la costa metteremmo un frangiflutti di protezione, adeguato alla forza che ci aspettiamo dalle onde, ci sono stratagemmi pratici per ascoltare e suonare prevenendo quanto possibile il rischio di danno uditivo.
Ci aiuta l’OMS. Il 2 marzo scorso, Giornata Mondiale dell’Udito, tema 2022 “per udire a vita, attenti all’ascolto”, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha avvisato che oltre 1 miliardo di persone dai 12 ai 35 anni rischia danni all’udito per una prolungata esposizione ad alti volumi sonori.
Il danno da rumore/suono intensi, come è noto, è in genere permanente, perciò l’OMS ha posto sei raccomandazioni per tutti gli organizzatori di eventi :
- Non superare i 100 dBA
- La misurazione di quel livello dev’essere fatta in vivo e con strumenti appositi da personale esperto (= non basta fidarsi delle app)
- Vanno ottimizzati l’acustica degli spazi ed i sistemi di controllo suono nei luoghi di eventi, per garantire una qualità di ascolto gradevole e sana
- È opportuno provvedere il pubblico di protettori acustici adeguati con istruzioni su come usarli
- Vanno previsti accessi a zone silenziose per permettere un riposo acustico alle persone e ridurre il rischio di danno permanente
- Informare e formare gli staff alla protezione dal rischio rumore
(Questo è quanto già prevedono da 10 anni le leggi vigenti in Italia, e le LG per il settore della musica e delle attività ricreative)
Questo vale per il pubblico, ma vale soprattutto per chi fa musica e spettacoli. Già dal 2015 una pubblicazione dell’OMS è dedicata a questo tema. Sappiamo che il fortissimo (fff) di un sassofono può raggiungere i livelli di un martello pneumatico. Ma anche gli ottoni di un’orchestra raggiungono livelli intensi. Di fatto è piuttosto difficile che nella musica, contemporanea ma anche classica, si resti in intensità inferiori agli 80dBA. Tra 80 e 87 dBA vanno ridotti i tempi di esposizione ed adottati i Dispositivi di Protezione acustica (DPI) , descritti nella norma UNI EN 458:2016.
Riassumiamo alcuni punti essenziali :
Il protettore non mi farà sentire più nulla? In genere no. I protettori hanno una descrizione dell’attenuazione per bande di frequenza. Nell’ascolto musicale meglio di solito un’attenuazione lineare - gli stessi decibel su tutte le bande - ma per alcuni tipi di musica o strumenti meglio attenuazioni più varie : più sugli acuti, più sui gravi… Di solito percepirò meno rumore di fondo, ma con più chiarezza il parlato ed il cantato.
Quanto dura il protettore? se uso gli inserti in espanso (quelle spugnette rosa, giallo-rosa…) durano da 1 a 7 giorni. Quelli in sintetico (plastica che schiaccio un poco) e gli archetti da 1 settimana a 1 mese. Gli otoprotettori su misura, quelli in silicone, che vengono fatti sullo stampo dei miei condotti uditivi, durano fino a 6 anni, ma vanno controllati dopo 3, per essere sicuri che il silicone non presenti crepe o il mio condotto si sia “adattato” - un po’ come controllare delle scarpe, che nel tempo possono allargarsi e perdere la forma. Le stesse cuffie antirumore non sono eterne, anzi: ogni 6 mesi è bene controllare elasticità, pulizia , difetti dei cuscinetti - ed eventualmente sostituirli- mentre le cuffie durano da 1 a 4 anni.
Vanno puliti? Certo che sì! Gli inserti sintetici si possono lavare più volte a mano, sotto l’acqua corrente, con del sapone neutro - ma anche con un poco di gel alcolico - quelli che stiamo usando per le mani- se abbiamo il dubbio di possibili infezioni. Le cuffie si puliscono con un panno umido.
Per chi , musicisti, cantanti, … deve utilizzare degli in-ear è assolutamente raccomandabile fare un esame audiometrico prima, per dare al fonico le indicazioni utili al settaggio idoneo per me . Altrimenti il rischio di forzare inutilmente la voce o perdere l’allineamento sonoro con gli altri è davvero significativo e da qui l’aumento di rischio di danno - come pure di una performance scadente-
Anche chi non usa in-ear può usare dei protettori con filtri, che in genere riducono di 15, di 25 decibel il suono percepito. La raccomandazione più naturale è quella di usare gli in-ear, i protettori con filtri “durante” la preparazione da soli e le prove, così da arrivare allo spettacolo già abituati a quel tipo di ascolto. Esattamente come imparare a camminare con gli scarponi da sci o usare i guanti da lavoro.
Ma come mi rendo conto del rumore? In genere le mie orecchie sono un buon fonometro, specie se cominciano a fare male, ma è come misurare quanto scotta una fiamma con le dita : meglio non rischiare. Le app che misurano l’intensità sonora spesso non sono affidabili e sottostimano. Certo se vedo tremare l’acqua nella bottiglietta è meglio allontanarmi.
E quanto tempo serve alle mie orecchie per recuperare un trauma acustico iniziale ? Non meno di 16 ore. Perciò , se non posso garantirmi un tale periodo di silenzio, meglio indossare un protettore adeguato e godermi lo spettacolo.
Ma in fondo cosa vuoi che succeda? Ma devo rovinarmi anche le vacanze?? Certo che no,. Ma meglio non rovinare l’udito, dato che non ci sono medicine che me lo facciano recuperare. Per avere un’idea di come sente una persona con danni uditivi man mano maggiori, ci sono alcuni siti, come quello di Suva CH, che trovate nella bibliografia. E forse sarà più efficace delle mie parole.
Buona musica e buone vacanze a tutti!
Bibliografia
Olszewska AM, Gaca M, Herman AM, Jednoróg K and Marchewka A (2021) How Musical Training Shapes the Adult Brain: Predispositions and Neuroplasticity. Front. Neurosci. 15:630829. doi: 10.3389/fnins.2021.630829
http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/38A6D1CF-533C-4D8E-AF6D-758CCDE884E7/0/LG_art_198_musica_articolato.pdf.
https://apps.who.int/iris/bitstream/handle/10665/154589/9789241508513_eng.pdf
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