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- Orietta Calcinoni
- 27 lug 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Per quanto si creda, la Medicina รจ una scienza ancora giovane e in divenire rispetto alla comparsa della nostra specie. Da poco meno di 200 anni sappiamo qualcosa di come funziona il nostro udito, con la scoperta dellโorgano del Corti - 1851- e poi del tonotopismo delle vie uditive - Brodman, 1909-. In estrema semplificazione, il nostro udito funziona come una tastiera e da ogni tasto partono corde, come in un pianoforte, che non emettono suono ma trasportano lo stimolo fino al ricevitore : il nostro cervello. Giร durante il percorso ci sono scambi di informazioni, ma รจ soprattutto dopo lโarrivo alla corteccia uditiva che si innesca unโorchestra meravigliosa che coinvolge la gran parte del nostro cervello.
Le neuroscienze degli ultimi decenni ci hanno dimostrato che il concetto di emisfero destro ed emisfero sinistro รจ errato e sorpassato. Kleber, Zatorre, Zamorano, Mado Proverbio sono solo alcuni degli Autori di spicco in questo campo. In uno dei lavori piรน recenti (2021) Olzewska et Al ci hanno dimostrato che tutto il cervello trae beneficio dallโeducazione allโascolto musicale ed alla performance.

Lโestate รจ un periodo che piรน facilmente ci porta a fare e ad ascoltare musica, perciรฒ a coltivare e sviluppare il nostro cervello. Ma cโรจ un nemico nascosto. Lโorgano del Corti, la nostra tastiera, ha un limite nel sopportare livelli di intensitร sonora. Dato che il suono si propaga per onde, pensiamo che la nostra tastiera sia invece un tratto di costa. A seconda dellโintensitร del moto ondoso e della sua ripetizione, omogenea o meno nel tempo, รจ naturale aspettarci che la costa potrร modificarsi per un meccanismo di erosione. La modificazione puรฒ essere brusca: uno tsunami ad esempio. Uno tsunami sonoro si dice trauma acustico acuto e puรฒ svilupparsi per uno scoppio o per un altro tipo di rumore brusco ed intenso - il limite dellโOSHA, lโAgenzia per la Sicurezza e la Salute sui luoghi di lavoro, รจ a 140 dBSPL. Una erosione lenta ma costante, come quella di un rumore di fondo ad intensitร >80dBA o superiori, per lungo tempo, darร un trauma acustico cronico. In entrambi i casi, che io abbia dato una martellata alla mia tastiera uditiva, abbia sconvolto la mia costa sensoriale, oppure abbia usurato giorno dopo giorno il mio strumento, la mia costa , il risultato non cambia : il danno impoverirร lโattivitร del mio cervello. Di TUTTE le aree coinvolte.
Allora?? Come per la costa metteremmo un frangiflutti di protezione, adeguato alla forza che ci aspettiamo dalle onde, ci sono stratagemmi pratici per ascoltare e suonare prevenendo quanto possibile il rischio di danno uditivo.
Ci aiuta lโOMS. Il 2 marzo scorso, Giornata Mondiale dellโUdito, tema 2022 โper udire a vita, attenti allโascoltoโ, lโOrganizzazione Mondiale della Sanitร ha avvisato che oltre 1 miliardo di persone dai 12 ai 35 anni rischia danni allโudito per una prolungata esposizione ad alti volumi sonori.
Il danno da rumore/suono intensi, come รจ noto, รจ in genere permanente, perciรฒ lโOMS ha posto sei raccomandazioni per tutti gli organizzatori di eventi :
- Non superare i 100 dBA
- La misurazione di quel livello devโessere fatta in vivo e con strumenti appositi da personale esperto (= non basta fidarsi delle app)
- Vanno ottimizzati lโacustica degli spazi ed i sistemi di controllo suono nei luoghi di eventi, per garantire una qualitร di ascolto gradevole e sana
- ร opportuno provvedere il pubblico di protettori acustici adeguati con istruzioni su come usarli
- Vanno previsti accessi a zone silenziose per permettere un riposo acustico alle persone e ridurre il rischio di danno permanente
- Informare e formare gli staff alla protezione dal rischio rumore
(Questo รจ quanto giร prevedono da 10 anni le leggi vigenti in Italia, e le LG per il settore della musica e delle attivitร ricreative)
Questo vale per il pubblico, ma vale soprattutto per chi fa musica e spettacoli. Giร dal 2015 una pubblicazione dellโOMS รจ dedicata a questo tema. Sappiamo che il fortissimo (fff) di un sassofono puรฒ raggiungere i livelli di un martello pneumatico. Ma anche gli ottoni di unโorchestra raggiungono livelli intensi. Di fatto รจ piuttosto difficile che nella musica, contemporanea ma anche classica, si resti in intensitร inferiori agli 80dBA. Tra 80 e 87 dBA vanno ridotti i tempi di esposizione ed adottati i Dispositivi di Protezione acustica (DPI) , descritti nella norma UNI EN 458:2016.
Riassumiamo alcuni punti essenziali :
Il protettore non mi farร sentire piรน nulla? In genere no. I protettori hanno una descrizione dellโattenuazione per bande di frequenza. Nellโascolto musicale meglio di solito unโattenuazione lineare - gli stessi decibel su tutte le bande - ma per alcuni tipi di musica o strumenti meglio attenuazioni piรน varie : piรน sugli acuti, piรน sui graviโฆ Di solito percepirรฒ meno rumore di fondo, ma con piรน chiarezza il parlato ed il cantato.
Quanto dura il protettore? se uso gli inserti in espanso (quelle spugnette rosa, giallo-rosaโฆ) durano da 1 a 7 giorni. Quelli in sintetico (plastica che schiaccio un poco) e gli archetti da 1 settimana a 1 mese. Gli otoprotettori su misura, quelli in silicone, che vengono fatti sullo stampo dei miei condotti uditivi, durano fino a 6 anni, ma vanno controllati dopo 3, per essere sicuri che il silicone non presenti crepe o il mio condotto si sia โadattatoโ - un poโ come controllare delle scarpe, che nel tempo possono allargarsi e perdere la forma. Le stesse cuffie antirumore non sono eterne, anzi: ogni 6 mesi รจ bene controllare elasticitร , pulizia , difetti dei cuscinetti - ed eventualmente sostituirli- mentre le cuffie durano da 1 a 4 anni.
Vanno puliti? Certo che sรฌ! Gli inserti sintetici si possono lavare piรน volte a mano, sotto lโacqua corrente, con del sapone neutro - ma anche con un poco di gel alcolico - quelli che stiamo usando per le mani- se abbiamo il dubbio di possibili infezioni. Le cuffie si puliscono con un panno umido.
Per chi , musicisti, cantanti, โฆ deve utilizzare degli in-ear รจ assolutamente raccomandabile fare un esame audiometrico prima, per dare al fonico le indicazioni utili al settaggio idoneo per me . Altrimenti il rischio di forzare inutilmente la voce o perdere lโallineamento sonoro con gli altri รจ davvero significativo e da qui lโaumento di rischio di danno - come pure di una performance scadente-
Anche chi non usa in-ear puรฒ usare dei protettori con filtri, che in genere riducono di 15, di 25 decibel il suono percepito. La raccomandazione piรน naturale รจ quella di usare gli in-ear, i protettori con filtri โduranteโ la preparazione da soli e le prove, cosรฌ da arrivare allo spettacolo giร abituati a quel tipo di ascolto. Esattamente come imparare a camminare con gli scarponi da sci o usare i guanti da lavoro.
Ma come mi rendo conto del rumore? In genere le mie orecchie sono un buon fonometro, specie se cominciano a fare male, ma รจ come misurare quanto scotta una fiamma con le dita : meglio non rischiare. Le app che misurano lโintensitร sonora spesso non sono affidabili e sottostimano. Certo se vedo tremare lโacqua nella bottiglietta รจ meglio allontanarmi.
E quanto tempo serve alle mie orecchie per recuperare un trauma acustico iniziale ? Non meno di 16 ore. Perciรฒ , se non posso garantirmi un tale periodo di silenzio, meglio indossare un protettore adeguato e godermi lo spettacolo.
Ma in fondo cosa vuoi che succeda? Ma devo rovinarmi anche le vacanze?? Certo che no,. Ma meglio non rovinare lโudito, dato che non ci sono medicine che me lo facciano recuperare. Per avere unโidea di come sente una persona con danni uditivi man mano maggiori, ci sono alcuni siti, come quello di Suva CH, che trovate nella bibliografia. E forse sarร piรน efficace delle mie parole.
Buona musica e buone vacanze a tutti!
Bibliografia
Olszewska AM, Gaca M, Herman AM, Jednorรณg K and Marchewka A (2021) How Musical Training Shapes the Adult Brain: Predispositions and Neuroplasticity. Front. Neurosci. 15:630829. doi: 10.3389/fnins.2021.630829
http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/38A6D1CF-533C-4D8E-AF6D-758CCDE884E7/0/LG_art_198_musica_articolato.pdf.
https://apps.who.int/iris/bitstream/handle/10665/154589/9789241508513_eng.pdf
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